Pagina (233/346)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Io aveva indossato un abito di pelliccia pił caldo, per mettermi al coperto dal freddo, e Cesara era, alla lettera, seppellita sotto pelli di orso, di volpe polare e di renna. Qualche giorno dopo, arrivammo alle sponde dell'Omolone, al sito ove la Knodutuna sbocca nella riviera.
      Percorrevamo una solitudine di neve. Il salice cessa di vegetare all'Omolone. Fummo assaliti dalle medesime bufere di neve, le quali divenivano tanto pił veementi, inquantochč la contrada non era pił frastagliata di alte catene di montagne. Era una rete di prominenze ora nude, ora gremite di sterpi, nelle spaccature, di cedri nani, la cui piccola bacca saporosa forma la delizia degli orsi, degli scoiattoli e degl'indigeni. I lupi ci dettero ancora una caccia vigorosa; ma questa volta non lasciammo loro il tempo di formarsi in battaglione: quando ne vedevamo tre o quattro riuniti, tiravamo sopra di loro. Ogni tre giorni facemmo sosta per cacciare e far riposare i nostri cani, che soffrivano molto pel freddo. Avevamo dugento verste da percorrere ancora, prima di arrivare all'Anadyr.
      Il paese abitato dai Tungusi e dai Jakuti restava indietro. Eravamo gią nella regioni dei Kosiaki e dei Tsciuktscias, tribł indipendenti, gelose della loro libertą, sospettose, feroci, viventi di caccia, di pesca, delle loro renne, e, quando possono, di furto. Avevamo avuto la buona ventura di cansar l'incontro dei banditi, vale a dire i forzati evasi, che percorrono le foreste vivendo di brigantaggio e mettendo a ruba le yurte sparpagliate ed i villaggi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





Cesara Omolone Knodutuna Omolone Anadyr Tungusi Jakuti Kosiaki Tsciuktscias