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      L'aria sembrava pura; ma eravamo appena in cammino che il vento nord-ovest ci scatenò su un nebbione denso e nero come il fumo, chiamato morok. Noi non vedevamo il compagno assiso a fianco a noi sulla stessa slitta. I cani andavano d'istinto. Avevamo a scalare un monticello conico per sboccar poi, per un torrentuolo, sulle sponde del mare. Facemmo alto alla vetta della balza onde fare riposare i cani. Ad un tratto il vento saltò al sud-est, e come un sipario di opera che si leva, il nebbione si dissipò, non so dove, ed il mare si schierò innanzi ai miei sguardi abbagliati.
      Era il mare?
      Figuratevi la Svizzera vista dall'alto di un pallone aerostatico, a mille metri al disopra del monte Bianco. Figuratevi la cattedrale di Milano cento volte più grande che Londra, vista dalle regioni ove spazia l'aquila, ed avrete appena un'idea di quel magico spettacolo. Dei milioni di guglie d'ogni forma, bianche, verdi, azzurre, forate a giorno, ricamate, frangiate sul fondo grigio dell'aria! Un campo interminabile di picchi, di rocce, di piramidi di montagne, prendendo gli aspetti i più sinistri, i più strani, i più fantasticamente impossibili di castelli merlati, di templi greci, di pagode, di minareti! Qui la forma dell'orso, dell'elefante, più giù la forma del dragone, a lato la sega, o una tavola di marmo per giuocarvi la partita dei Titani, sur un tripode sottile come quello dei candelabri antichi. Poi, palle, poligoni scintillanti, un alce del mondo antidiluviano con le sue corna maravigliose, tutta la creazione dei mostri della primavera del mondo - i mammuth, i pterodattili, gli archeopterix, gl'ichtyosauri - tutta una creazione di delirio ammalato.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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