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      Lo spazio illimitato diveniva un campo di battaglia, ove la nebbia che si sollevava un po' sul ghiaccio, teneva luogo di fumo. Uno spesso vapore bleu innalzavasi allora dal fondo delle acque, come il fiato di un mare, che rinveniva dall'asfissia. L'orso bianco esso stesso era esterrefatto. Tutto si torceva sotto il dilaceramento. La creazione fantastica dell'onda, sorpresa ed immobilizzata nella vertigine che le davano i venti e le forze cosmiche, questa creazione si annientava nello scompiglio della battaglia. Dei pilastri di vapore turchino indicavano le irreparabili ferite dei campi di ghiaccio continuo, cui lo sguardo contemplava in lontananza. Si sarebbe detto che le valli delle Alpi si gonfiassero e gittassero lungi di fuori le montagne che correvano l'una sull'altra.
      Il sole restava adesso in permanenza all'orizzonte - per cinquanta giorni - ma si sollevava a poca altezza, riscaldava appena. Il suo disco aveva la forma ellittica e lo si poteva fissare senza esserne abbagliati. Verso l'ora che doveva essere la notte, esso si abbassava un cotal poco, poi, due ore dopo, risollevavasi sull'orizzonte, tanto pių chiaro quanto faceva pių freddo, e la natura intera si apriva ad un sorriso fecondo.
      Non crepuscolo, come non primavera nč autunno.
      Ma la state non č un beneficio per il regno animale, uomo e bestie; imperciocchč appena, in giugno, spira un soffio di calore, che le miriadi di zanzare compaiono e, sotto forma di nuvola densa e scura, oscurano il cielo. Bisogna allora tuffarsi nel fumo infetto dei dimokur, quando si ha muschio o legno verde da bruciare sotto il lato del vento, e rinunziare cosė all'incanto della luce pura, dell'aria fresca.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





Alpi