Pagina (311/346)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      - Impossibile, amico mio. La mia casa è sorvegliata.
      - Ah! mio caro signore, cominciò a crocidare madama don Ciccio, di gran cuore, con tutta l'anima, noi vorremmo tenervi con noi; ma......
      - Ah! ma?
      - Ma, gli è impossibile. Il sindaco, il capitano della guardia civica, i gendarmi..... mio marito è sospetto. Io te lo diceva bene, Francesco, tu lo vedi, che saresti ridotto a cattivo partito con la tua cospirazione, la tua nazione, la tua dannazione.... Eccoti a bel porto adesso. Tu non sarai sindaco, neppure decurione.... Impossibile, caro signore: bisogna partire.
      - Certo, signora.
      - Lauretta, gridò madama, di' ai guardiani del signore di non togliere la sella al cavallo.
      - Nulla di tutto ciò, ordinai io alla mia volta alla serva di ottant'anni che spiava alla porta. Io partirò domani. Adesso ho sonno, e sfido il diavolo e la sua mogliera a scacciarmi di qui. Signora, non avreste per caso un letto da farmi preparare?
      Il marito e la moglie scambiarono un'occhiata, che io non volli comprendere. L'una diceva:
      - Eh! ecco lì uno dei tuoi scapestrati di amici, dei tuoi vagabondi sfrontati, dei tuoi mendicanti che s'impongono come i gabellieri.
      Ed il marito rispondeva:
      - Pazienza, amor mio, una notte è presto passata. Non è colpa mia. Che posso farci?
      Io mi stesi sul canapè e soggiunsi:
      - Ebbene, don Ciccio, amico mio, animo, su, mio caro, fammi dare un letto.
      - Non vuoi cenare?
      - Non mi oppongo a ciò, per non mancar di cortesia verso la signora. Una fetta di mortadella, una frittata, un bricciolo di cacio, un elefante, due beccacce, un fagiano ai tartuffi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





Ciccio Francesco Ciccio