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      Va a metterti un paio di scarpe nuove; devi partire fra un'ora.
      - Partir per dove, capitano? dimandò il sergente, un poco sciancato quantunque sergente, e per ciò appunto detestando di marciare.
      - Per dove, per dove? gridò il capitano d'un'aria burbera: per affar di servizio, per Dio! Bisogna che te ne dica il bello ed il meglio, eh! che ti dimandi il permesso e ti faccia le scuse di scomodarti? eh?
      - Mille perdoni, capitano, replicò il sergente con voce contrita, ma, per andare, bisogna pur sapere, mi sembra, ove si va.
      - Al diavolo, eh! a Cosenza se non ti dispiace. Diciotto miglia con i gendarmi alle calcagna, e gli uni e gli altri ad accompagnare quell'infernale rivoluzionario che abbiamo acchiappato ieri. Ah! se lo avessero messo in brani, eh! Sua Maestà avrebbe fatto cavaliere tutto il paese, compreso il campanone, e te pure, e ci avrebbe esentati dalle imposte per venti anni, eh!
      - Come, capitano, borbottò il sergente, diventando orribilmente livido, il marchese.... dunque....
      - Ebbene, sì, sissignore. Il ministro Bozzelli si è levato di buon umore e di buon'ora stamane, e ci fa segnalare di spedire il prigioniero al generale Busacca, a Cosenza. Comprendi, adesso? Otto uomini ed un sergente.... in mezzo di una piazza... portate, arma! caricate, arma! arma, fuoco! Al diavolo i rivoluzionari. Viva il re, nostro adorato padrone!
      Io non saprei descrivervi il grido di disperazione gettato dal capitano, quando apprese che io me l'era dato a gambe. Una montagna si abbatteva sul suo capo e lo schiacciava.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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