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      Ritornai a casa questa volta. Quarant'otto ore dopo la gendarmeria capitò di notte a sorprendermi. Essa ebbe perfino il diletto di sfogliare il volume di Victor Hugo, cui io leggeva il dì innanzi, e rimuginò perfino sotto il letto di mia cognata, che agonizzava, e che infatti morì il dì seguente.
      Io ero accoccolato sul tetto, in una grondaia, ove ero giunto per una via altra che quella dei gatti, cui avrebbero dovuto prendere anche i gendarmi se avessero avuto la fantasia di venirmi a trappolare. E' se ne andarono borbottando contro i loro spioni - i miei cari compatriotti.
      Mi risolsi infine di andarmi ad imbarcare a Napoli, sotto le finestre proprio di S. M. Siciliana, cui Dio abbia nella sua gloria! Traversai quattro provincie, vestito da calderaio adesso, perfettamente imbrattato di carbone, ma perfettissimamente incapace di stagnare una casseruola, quantunque mi avessero dato tre lezioni sulla bisogna. Io però facevo andare i mantici a meraviglia, e seducevo le fanti, affinchè dessero vasellame in copia ad aggiustare. Poi le baciava per mancia.
      Entrai a Napoli la sera del 7 settembre 1849, la vigilia della famosa festa di Piedigrotta.
      Un'immensa moltitudine arrivava quella sera dai contadi vicino Napoli per avere il sollazzo di ammirare, all'indomani, il suo adorato padrone che si recava in grande gala, in mezzo ad una doppia siepe di Svizzeri, ad un santuario di non so quale Vergine. Io mi indirizzai in casa di uno zio, in via di diventar vescovo, per dimandargli l'ospitalità per una notte.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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