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      Il sole poi, che penetrava per le finestre a vetri colorati, tappezzava le mura ed il lastrico di marmo d'un profluvio d'iride quasi che tutto fosse incrostato di pietre preziose. Mazzi di fiori in guastade d'oro ingombravano gli altari ed impregnavano l'aria di un profumo indefinibile. Gli organi mandavano fiotti di armonia.
      In mezzo a quell'opulenza soavissima di colori, di luce e di odori, in mezzo a quella calca rifulgente, però v'era bene un uomo vestito di nero, il più schietto, il più modesto in apparenza, che da tutti gli altri si distingueva, e che sembrava, fra tanto sfoggio di ricchezze e di potenza, come il famoso schiavo che ricordava al trionfatore il te hominem esse memento. Un'apparizione lugubre quell'uomo era quivi, un essere freddo e severo da cui tutti dovevansi allontanare, che tutti avevano a tenere in uggia; e pur nullameno l'abate veniva dimenticato, venivano trascurati principi e duchi, negletto lo stesso Alessandro II, e gli occhi pendevano da quel semplice frate per istudiarne la cera abbassata, per leggere un'idea sola nel raro levar di quello sguardo, per interpretare una sola di quelle rughe che la calva fronte gli solcavano. Quell'uomo era il cancelliero del papa.
      Verso l'ora di sesta la funzione cominciò. Nel silenzio più profondo, nell'ordine meglio serbato, assistevano i circostanti, preparandosi alla comunione ed al riconciliamento coi nemici. Ed e' veramente pentiti allora, come disposti a rincrudelire negli odii e nelle avanie il dì dopo, rallegravano l'animo del pontefice, il quale la sottile sua politica vedeva profittare.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





Alessandro II