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      «Mille mercè, sire di Malvito, riprende l'araldo, ed Iddio misericordioso non ascolti le vostre parole.
      La sera infatti il medesimo araldo si presentava alle porte per dimandare passo al funebre corteggio di compar Brado, giusta la permissione del sire di Malvito. Sotto una bara coverta da ampio drappo giaceva il cadavere: quattro cavalieri, armati solamente delle spade, ne sostenevano i lembi, quattro frati se la recavano sul dorso ed altri sei frati con ceri accesi venivano dietro cantando misereri e Deprofundis.
      - Che lusso di frati! Ne avevano dunque delle caneve nel campo? grida l'uno.
      - Più che di maiali per disfamarsene al desco - replica un altro.
      - Voi credete, cavalieri? riprende il primo interlocutore. Ascoltate allora. Questo manipolo di frati tirò dritto alla chiesa. Fervorosamente tutti pregarono agli altari, poi supplicarono voler passare la notte in preghiere per l'anima del defunto, chè al domani gli avrebbero cantato messa, l'avrebbero sepolto, e sarebbero tornati al campo per dimandare a Roberto di mantenere la sua parola, avendo quel di Malvito mantenuta la sua. Asclettino, che era uomo di cuore, non rifiutò la preghiera, e nel sagrato fece loro recare molti bei fiaschi di vino e pasticci e camangiari che avevan proprio a farci uno stravizzo.
      - E null'altro che questo? Capperi! i frati di Malvito si danno bene altre leccornie con le fanciulle del contado - sclama un capperuccio del sinedrio.
      - Non dico mica no, continua il primo interlocutore: ma colà si trattava di mortorio, credeva il sire di Malvito.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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