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      Come, per vero, avendo un dì dovuto risolvermi ad accettare le imperiali munificenze, dalla santa memoria di quell'imperatore fui accomandato a quel medesimo sir Adalberto arcivescovo di Brema, il quale dipoi il suo proprio figliuolo Enrico IV ebbe l'onore di consigliare. E quando quel possente imperatore mi credette in grado di prodigarmi favori, mi donò del priorato di Nostradonna di Lacedonia, e mandommi in Italia con commessa al duca Roberto Guiscardo d'investirmi l'annessovi feudo. I voleri del generoso principe, che ora è santo nella corte del cielo, furono compiuti. Per modo che io questa baronia e questo priorato per largizione imperiale tenni, tengo, e sempre al legittimo signore di esso i debiti censi, di due rose bianche ed un mazzolino di viole, nel dì di Pasqua, soddisfeci.
      «Essendo quindi padrone del feudo l'imperatore di Lamagna, gli è a lui, o a messi suoi, che io debbo render conto dell'opere mie; perocchè, come sapete, o per meglio dire il vostro cancelliero sa, senza pecca di fellonia ad altrui nol potrei. Questo per quanto riguarda la competenza dei membri di codesto placito. In quanto alle accuse dichiaro: indebitamente querelarsi il papa degl'insultati suoi oratori contro la ragione delle genti, perchè e' mi accusarono di simonia per fatti che non sono se non dritti di feudalità che io come livelli esigo: mi accusarono di intrattener donne fra mogli e concubine non so quante, mentre ogni altro vescovo, cardinale, abate, e fino diaconi e chierici di questo secolo le tengono, le tennero quelli dei secoli passati, di cui io non sono nè mi vanto più santo: mi ordinarono lasciar via queste donne incontanente, a vituperio del Signore che solennemente fece precetto nelle sue sante Scritture: abbandona padre e madre, ma la tua donna non abbandonare; perchè e' mi vilipesero quando, non essendo messi imperiali, comando così oltraggiante per parte di altrui mi davano; perchè infine avendo i messi ecceduti gli ordini, forse pietosi del loro padrone, covrendomi d'insulti inauditi finora, con parole obbrobriose, io, per dritto di difesa, parimenti li oltraggiai.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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