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      Per lo che esaminavano le baliste; i mangani da rovinare la città con un diluvio di pietre, le torri mobili per avvicinarsi alle mura e pugnare di fronte a fronte: comandavano vigilanza e coraggio a quei prodi normanni, i quali non sentivano meno il pungolo della gloria che quello della preda doviziosa loro promessa dal sacco di Salerno. Si apparecchiava pel domani novello assalto.
      La sera era splendida. Il tramonto cangiava il sottile vapore, che impregnava l'aria, in una polvere di oro. Le montagne di Amalfi si disegnavano a sinistra, a tinte violette e frangiavano l'orizzonte. Il mare che si confondeva con l'infinito del cielo era calmo e voluttoso, come il seno di una fanciulla che non abbia ancora palpitato di amore. Non uno spiro di vento. Non uno di quei susurri arcani della natura vergine. Le ultime allodole che fendevano il cielo si ritiravano. La campagna di Salerno si dileguava, grigia più che verde, sotto il progressivo invadere delle ombre. Le prime stelle nel cielo, le prime lucciole sulla terra cominciavano a corruscare. Solo un ronzio d'insetti invisibili animava gli ultimi aneliti della vita del dì. Soave, irresistibile languore s'insinuava nel corpo; l'anima s'innalzava nel vago, negli spazi illimitati di Dio. Un cristiano avrebbe creduto, un poeta vaneggiato, una donna avrebbe soccombuto a qualunque parola di amore, un uomo avrebbe perdonato.... I due viaggiatori non si accorgevano di nulla.
      - Tutto va bene, diceva uno dei cavalieri; vedremo se questi marrani di Longobardi sapranno sostenere ancora le picchiate di domani, chè in fede mia, Guiberto, ti prometto io, vorranno riuscire belle e sonore.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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