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      Ildebrando, onde destare dal torpore il pigro Alessandro II, aveva indotto il giovane andarlo a vilipendere di vigliaccheria proprio nel baciamano, e trascinarlo a mezzi di violenza contro di entrambi noi.
      - Costui l'avrò dunque sempre tra i piedi, sclama torvo Guiscardo, digrignando i denti, quasi parlasse fra sè.
      Guiberto continuò senza far vista di porgli mente:
      - Nè messer Ildebrando fece i conti falliti, come sapete. Io che appostava a San Germano seppi di quello sproposito di placito, e scrissi la mia difesa. Del fatto vostro voi già stavate sicuro, sia che non tanto mastro Ildebrando vi aveva sul liuto come me, sia che vi difendeva il principe Gisulfo. Alberada quindi ebbe a presentarsi al placito e far leggere il foglio da me diretto al pontefice.
      - Chi le avrebbe creduto tant'animo! mormora Roberto, sempre sopra pensiero.
      - L'è vero. Però, voi sapete che succedesse colà, e come sotto pretesto di avere violate le leggi del chiostro ella fosse menata a Roma da Ildebrando per essere giudicata.
      - Prete sciagurato!
      - Chi sa se solamente sciagurato! riprende Guiberto sospirando. Ma la vendetta mi sta scritta nel cuore, monsignore; e voglia Iddio condannarmi a finire i miei giorni in un lebbrosaio, se non la torrò tale che se ne abbia a menar rumore per tutta Italia. Aspetto solo che ci sbarazziamo da questi ostinati di Longobardi, che poi andrò io a Roma, e in un modo qualunque farò visita a mastro Ildebrando.
      - E niuna novella ve n'è arrivata da poi? dimanda Roberto dopo essere restato alcun tempo concentrato.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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