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      Basti sapere che mancò poco i legati, perocchè Alberada aveva seguìto l'abate, non avessero a patire di quei crudeli sgarbi che il priore di Lacedonia, a barba del dritto delle genti, usava fare ad oratori impertinenti e malaccetti. Fu loro salvaguardia la lettera che papa Gregorio a Gisulfo mandava, onde comandargli che ad accordi qualsiansi discendesse; da poichè egli dava sua parola che tutto avrebbe regolato in seguito con equità e prudenza, se allora gli era forza piegare alle circostanze. E se Gisulfo non trascese, e' fu altresì perchè egli aveva spiccati oratori al pontefice a fin d'indurlo a intramezzarsi con Roberto per la pace o a soccorrerlo di modo qualunque. Acerbamente non per tanto rispose, ed ogni proposta rigettò come infame. Ugone non si scorò ai primi urti che terribili anch'egli aveva preveduti da un carattere focoso e fiero. Cominciò quindi per dargli ragione, per piaggiarlo; finì con ridurlo ad una considerazione chiara sullo stato della città, spoverita di viveri e di coraggio, e su quello dei suoi soldati, mancanti d'armi e pochi di numero. E Gisulfo convenia sopra tutto. Però quando gli accennava di rendersi, e' si ribellava ad ogni ragione, ogni patto, anche modesto ed onorevole, rifiutava. In guisa che l'abate disgustato stava quasi per desistere dall'impresa, allorchè un mezzo gli sovvenne, decoroso e non fabbro di ruine.
      - E non vorreste voi dunque, monsignore, disse l'abate, non condiscendereste voi che questa lite si decidesse per giudizio di Dio?


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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