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      Lunga, viva, tumultuosa divampò la discussione che tra il principe Gisulfo, que' della sua corte, ed il priore Guiberto si aprì. Non vi era via di convenire del luogo dove il combattimento si sarebbe tenuto, perchè ciascuna delle parti lo voleva in terra dipendente della sua giurisdizione per tema di tradimento; non si volevano accettare patti gravosi da niuno dei due partiti, in caso di perdita; non si sapeva decidere nè del numero dei campioni che avrebbero combattuto, perchè molte sfide antecedenti erano pronte e precedute; nè del numero di coloro che li avrebbero accompagnati alla lizza per la sicurezza ed il mantenimento dell'ordine. Uno cercava trappolar l'altro lasciando o chiedendo patti per sottrarsi alla promessa, soccombendo. Ciascuno intendeva regolare a suo modo le condizioni della pugna, e voleva giudici e marescialli di campo il di cui favore si sapeva d'innanzi. In somma avrebbero ambedue bramato dar la legge a proprio talento.
      E l'abate, distribuendo torti e ragioni ora all'uno ora all'altro, sceglieva un equo mezzo in ogni articolo, alla cui ragionevolezza dovevano infine entrambi star sodi. E per tal modo si venne a fine di compilare lungo protocollo, di cui facciamo grazia alle nostre leggitrici, segnato da Gisulfo e da Guiberto come commissario di Guiscardo, e da ambo i legati del papa. Ma come i patti che tutte le possibilità prevedevano - ed in quei tempi di buona fede e mica cavillosi e casisti come i moderni era facile - come i patti furono stabiliti, messo da banda il priore, altra discussione tra i guerrieri di Gisulfo(10) cominciò.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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