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      D'improvviso, alquanti amici di lui, nel religioso silenzio della turba, gridano: Ildebrando è l'eletto di s. Pietro, il designato vicario di Cristo! E salito al pergamo il cardinale Ugo Candido, allora suo amicissimo, ne spippola lussureggiante panegirico. Il popolo risponde ad eco ai partigiani d'Ildebrando. Immediatamente gli addossano la porpora, gli porgono fra gl'inni e gl'incensi il camauro, e nella chiesa di San Pietro celebrano i riti dell'esaltazione. Compiuta la cerimonia, i sacri araldi gridano:
      - I diaconi, i vescovi ed i cardinali elessero l'arcidiacono Ildebrando in pontefice, gl'imposero nome di Gregorio VII, e vogliono ch'egli sia supremo signore di Roma, padre e giudice della cristianità. Collaudate, o Romani, l'elezione dei cardinali?»
      Il popolo grida: Collaudiamo!
      I vescovi di Lombardia e di Lamagna, che per le simonie, i baratti, il concubinato e le sregolatezze d'ogni maniera contro i sacri canoni, avevano a temere del carattere rigido ed inesorabile d'Ildebrando, si recano allora all'imperatore Enrico e lo supplicano che annullasse un'elezione fatta in onta dei diritti imperiali e delle costituzioni, e che non patisse l'insolenza dei Romani, i quali si volevano sottrarre al suo padronato. Enrico, anch'esso irritato, manda infatti a Roma Eberardo di Nellenburg, perchè interrogasse il popolo ed i cardinali dell'insubordinazione ai dritti dell'Impero, e, rilevata l'irregolarità dei comizi, scacciasse Gregorio, ed eleggesse altro pontefice. Giunto a Roma Eberardo, Ildebrando raccoglie il clero ed i deputati del popolo.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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