Pagina (216/522)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      - Ti mangi la rabbia! mi hai rotte due costole coi gomiti.
      - Largo, largo, io porto il fuoco per incendiare la torre: preme a me delle tue costole dunque?
      - Tanto meglio, chè ce li beccheremo arrosti costoro.
      - No no; perchè, se brucerete, cosa prenderemo noi?
      - Che prendere! ci cuculia costui! Il papa vogliamo, il papa.
      - Che papa e papa! se l'han mandato all'altro mondo giù del Tevere! Pensate a portare alcuna cosa a casa vostra, dico io.
      - Demonii! mandarlo all'inferno per via d'acqua! Che giudizio!
      - Il papa, il papa - morte a Cencio, morte a tutti.
      - Che morte ci conti, un bischero? Peliamoli anche con un riscatto.
      Il pontefice intanto era stato trascinato nella stanza più riposta del castello.
      All'irrompere del popolo nel primo cortile, Cencio ed il vescovo di Bovino lo minacciano di freddarlo del tutto se non si affacciava alle finestre per allontanare la plebe. Ma alle minacce Gregorio sta sodo, e non risponde parola, non dà a vedere segno di commozione o di codardia.
      Come però Cencio si avvide che principiavano a lavorare anche alla porta con asce ed azze, e che i gangheri pericolavano di cedere, supplica il pontefice per umili modi che volesse allontanare la canaglia, la quale rotto eccidio minaccia. Alle maniere sommesse Gregorio si piega. Approssimasi al balcone, quindi benedice quella gente aggruppata nella corte, le ordina di ritirarsi ed ai capi che venissero a lui, perchè si sarebbero aperte le porte. Ma quei di giù, prendendo i cenni per inanimamento, si avventano di più rabbia alle porte.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





Tevere Cencio Cencio Bovino Gregorio Cencio Gregorio