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      Ma adesso....
      - Ebbene, Cencio, noi vi perdoniamo, l'interrompe Gregorio. Solamente, in pena del macchiato santuario, andrete in pellegrinaggio a Gerusalemme. E con voi perdoniamo tutti i vostri compagni.
      Intanto la plebe aveva gittate le porte, allagata la casa, e penetrava nella camera del pontefice, e i ferri alzava sulla testa di Cencio, del vescovo di Bovino e di Laidulfo. Ma Gregorio arresta loro le braccia e dice:
      - Alto, figliuoli; non potrete percuotere l'uomo pentito senza peccare. Cencio ed i complici suoi sono stati perdonati da Dio e da noi; perdonateli voi ancora.
      E sì dicendo faceva loro riparo della sua persona, ed allontanava il popolo, ringraziandolo dell'attestato di affetto che avevagli dato.
      Eglino intanto se lo toglievano sulle braccia, ed acclamandolo, giubilosi se lo recavano in trionfo per le contrade di Roma.
      Cencio sfuggì. Ma i suoi servi furono morti, sperperate le sue masserizie, bruciate le case, e messo a spada chiunque dei suoi si trovò; saccheggiate ed arse le case dei complici. Il vescovo di Bovino ebbe appena ventura di ripararsi novellamente a Roberto - dopo già aver ferme parole di alleanza con Guiberto tra l'imperatore Enrico ed il duca di Puglia, Calabria e Sicilia.
      Fuggì pure Laidulfo.
      Il pontefice tra le ovazioni del popolo era stato ricondotto a Santa Maria Maggiore. E benchè gravemente ferito sulla fronte e nel braccio, con tranquillità imperturbata di spirito, con solenne maestà, che cento tanti lo faceva comparire più grande del consueto, perdona i suoi nemici, canta il Te Deum per render grazie a Dio di sua liberazione, ringrazia il popolo di commoventi e soavi parole, e finisce di celebrare le tre messe.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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