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      - Comprendo anch'io, disse Gregorio. Tirate avanti.
      - Vostra beatitudine vedrà se avevo ragione di amarlo. Dimandai dunque innanzi tratto che mi restituissero le armi. E dopo che me le ebbi tutte vestite, feci menarmi sul mastio. Quivi era uno spianato, da un lato circondato da mura, dall'altro da una specie di parapetto, sotto il quale, alla profondità di un quindici piedi scavavasi fossa profonda altrettanto, ripiena di acqua. Oltre di questa, aprivasi vasta campagna. Quivi condotto dunque cominciai a palpare il mio fedele Licht; cominciai ad aggiustargli le cinghie, e gli pizzicai un cotal poco le orecchie. Ed esso a farmi festa a non finirla. L'imperatore, l'imperatrice, tutti i grossi baroni della corte e dame e donzelli e scudieri stavano presenti. Io li obbligai a tirarsi da canto e salii a cavallo. Allora detti un fischio, come lo squittire della volpe; e mentre essi tutti si aspettavano che io lo avessi fatto un cotal poco corvettare e saltabeccare nell'angusto spianato, io lo volto netto al parapetto della fossa e dissi:
      »Sire, tu contro il sacramento delle genti mi hai fatto cattivo; io, contro la santità della parola di cavaliere ti dico che ti sei condotto da sleale, e via me ne vado.
      - Bravo! sclama Gregorio stendendo la sua mano a Baccelardo, che la strinse ma non la baciò. E continuò:
      - Io detti allora forte di sprone, ed il cavallo salta giù, coverti entrambi di pesanti armadure come eravamo. Da prima affondammo fino all'imo ambedue ed alcun poco vi rimanemmo. Ma poscia toccando di sprone novellamente, Licht si dimena, e risaliti in un baleno, e guadata la fossa, che dall'altra sponda era piena di acqua a fior di terra, fuggimmo per la vasta pianura.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





Gregorio Licht Sire Gregorio Baccelardo Licht