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      I più timidi paventarono, i più forti arsero di nobile sdegno, maravigliarono tutti dell'arbitrario ed insolente condursi del concilio. Imperciocchè nuova affatto riusciva la scomunica d'un imperatore, ed origine a miserie infinite. Qualche fanatico ha voluto giustificare l'inverecondo fatto del papa per logica inferma: ma scrittori più probi ed imparziali, dei quali basti citare Fleury e l'immenso Bossuet, l'han condannato altamente come atto, non solamente indegno, ma non canonico ed iniquo. Enrico istesso ne intimorì. Non per l'anatema in sè stesso, che pure seco trascinava seguenza di sventure assai, ma per la disposizione degli spiriti nell'impero.
      In un secolo superstizioso ed ignorante, in cui le idee religiose accompagnavansi di una specie di indefinito arcano terrore e di misteriosa solennità, le censure riputavansi quanto di più spaventevole potesse l'uomo colpire. E sì che quella gente di ferro nulla temeva, usofatta alle guerre, alle cacce, agli sdegni municipali, alle durezze d'ogni maniera! Ma quelle parole latine, profferite dai vescovi o dal papa col più lugubre apparato, li riempivano di paura. Maggiormente poi se eglino abitavano di là delle Alpi e del mare, e se la scomunica partiva dal pontefice, guardato come essere divino, avvolto in nube terrena. Perchè la sentenza di Tacito maxima a longinquo riverentia è stata vera in tutti i tempi e sopra tutto per i papi.
      Allo scomunicato negavansi i sacramenti. Se moriva, il suo corpo mangiavano i cani sulle pubbliche strade.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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