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      - Ah! l'ardito conquistatore?
      - Sì, sire, ed udrete quali generose profferte e' manda a farvi pel suo ambasciadore.
      - Sta bene. E voi, monsignore, vi siete composto con lui per quel prezioso disegno di presentarvi al papa come un pezzo di selvaggina?
      - L'ho dovuto, sire, onde guadagnarlo al vostro partito. Però non l'ho ancora perdonato; nè il perdonerò, se prima non abbiamo insieme rotta qualche lancia, dove che siasi e quando ciò possa avvenire.
      - Siete un bravo, monsignore arcivescovo, riprende Enrico stringendogli la mano. Sol che vi somigliassero un paio di dozzine di que' miei poltroni di nobili, che ora non saremmo qui in Italia per impetrare perdono.
      - Per impetrare perdono! mormora l'arcivescovo maravigliato. Ma, con la vostra sopportazione, sire, quale sarebbe dunque la vostra mente?
      - Lo lascio decidere a voi, Guiberto, appena rifletterete che l'anno della scomunica è prossimo a spirare, e che se non mi trovo assolto di anatema, per costituzione di Germania, decado dal regno.
      - Dunque pensereste, sire...?
      - Ad ogni costo aggiustarmi col pontefice, e farmi sciogliere dalla scomunica.
      - Anche a costo di umiliarvi? dimanda Guiberto.
      - Mai no, per certo! Ma se le circostanze mi vi traessero, la vittoria del domani non compenserebbe ella forse il rovescio di oggidì?
      - Compenserebbe! mormora l'arcivescovo.
      - Si, continua Enrico con calore. Che credete, Guiberto, che mi potessero giovare i vostri dodici o quindicimila uomini, in faccia a due nazioni non bene decise nè ben rassodate? Poi la contessa Matilde ha anch'essa un esercito, nè è nostra amica.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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