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      - E noi vogliam mettere, eccezione ai tuoi principii. Seguimi dunque un poco.
      E sì parlando, lo menava traverso molti corridoi oscuri, gli faceva scendere e salire scale a chiocciola e ballatoi, finchè non furono in un'ampia camera, quasi buia, perchè prendeva luce da alto abaino, praticato per rispondere in una stanza anch'essa poco illuminata. In questo salone si levava una specie di trono, ed alcuni sgabelletti più bassi. Quivi usava la contessa tener mallo per le condanne di morte, e diverse porte di trista apparenza in essa si aprivano. Laidulfo guardava intorno e diceva:
      - Dunque, monsignore, vorrà esser grosso il compenso che il santo padre ti ha comandato di darmi?
      - Veramente egli non me lo ha comandato propriamente, perchè Gregorio non è gran fatto facondo su queste cose, e bisogna pigliarlo a volo; ma io, che son vecchio balestriere, l'ho capito subito.
      - Ha avuto torto il santo padre: non si dimenticano i buoni amici. Ma, dico, monsignore, che cos'è che andiamo pescando quaggiù? Questa camera non ristora lo spirito niente affatto.
      - Figliuol caro, vorresti tu mo' che i tesori si tenessero così esposti all'aria per chi voglia beccarseli? Signor no, si custodiscono ben guardati in fondo alle castella, e son noti solamente alla gente fedele.
      - In fondo alle castella sono altresì le prigioni, monsignore; e non è la prima volta che vostra religione paghi così i grossi servigi.
      - Non ti apponi, compare; ma i servitori di Dio non si conducono per tal modo.
      - Sì bene, posto già che tu fossi servitore di Dio.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





Gregorio Dio Dio