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      Egli però, poggiando il piede si era squilibrato. Il vescovo di Porto, che spiava ogni suo moto, ne profitta, e dandogli una spinta gagliarda lo manda giù, senza che avesse neppure intera potuta proferire la frase. Ciò fatto, con una mazza urta il lato del solaio sollevato, e tirandosi la porta se ne va fregandosi le mani e zufolando, dopo aver detto:
      - Corpo dell'ostia! Mastro Ildebrando non si fastidierà più di te, mariuolo!
      Allora tumultuoso levare di voci gli giunge dalle corti che dicevano:
      - Abbasso l'infame pontefice, abbasso il re codardo, abbasso.
      Il vescovo di Porto tende prima le orecchie ad udire, poi crolla alquanto la testa, sorridendo volge gli occhi al suo fianco, dove nascondeva il pugnale, fa scricchiolare le nocche delle dita, e dicendo: andiamo in nome di tutti i diavoli! ed al pontefice si presentò.
      Enrico, che asciolveva con Gregorio, a quei da lui pure uditi rumori aveva preso commiato. Gregorio lo aveva licenziato con un vade in pace. E si avviava per uscire, allorchè gli viene incontro il vescovo di Vercelli che divenuto estremamente pallido sclama:
      - Sire, gl'Italiani sono in rivolta.
      A quell'annunzio il re si scuote, e subitamente trae sullo spianato per parlar loro. Lo spianato trova deserto. I capi si erano ritirati per consultare fra loro, il popolo aveva cercati gli abituri per andare raccontare ai suoi figli ed alle sue femmine dell'atto osceno a cui aveva assistito, e mandarne ai posteri vituperata memoria.
      Enrico allora seguito da pochi, riviene al romitaggio.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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