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      I Sassoni compresero i suoi intendimenti. S'incollerirono, e gli scrissero come a gente tradita convenivasi.
      Gregorio rispondeva alle acerbe lettere per un guazzabuglio di luoghi comuni che nulla significava.
      Ed ecco giungergli, primo, il messo di Rodolfo, che della vittoria di Fladenheim gli riferiva, e quindi non a guari l'oratore di Enrico che attribuiva a sè quella vittoria e con maligna compiacenza ne lo teneva conto per amareggiarlo, impaurirlo, spiccarlo dal partito di Rodolfo. A questa novella più precisa, il corruccio di Ildebrando ogni limite ruppe. Mandò araldi sacri, e per mezzo di colombi, ordinò ai suoi legati, sparsi per tutta Europa, di significare ai prelati cattolici che per la settimana santa avessero studiato il tempo ed il cammino di trovarsi al settimo concilio di Roma. In effetti e' vi giunsero.
      E frequente, oltre ogni dire, di vescovi e abati riuscì il concilio. La contessa Matilde non vi mancò, perocchè dessa era l'ombra di papa Gregorio. Si ribadì al solito il chiodo delle investiture e del celibato, si scomunicarono Guiscardo, Guiberto, Ugo Candido e Rolando da Siena, nemici indomabili del papa, sempre fulminati, prostrati mai. Infine sorsero gli ambasciadori di Rodolfo che infinite calunnie vomitarono contro di Enrico, e di tutti i guai di Lamagna lo accagionarono. Allorchè Gregorio bandì novellamente spaventevole anatema e profetizzò che in quell'anno il falso re sarebbe morto! Mandò poscia a Rodolfo una corona d'oro nel cui cerchio stava scolpito questo cattivo calembour per epigrafe


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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