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      I vescovi, ornati di stola, cominciano a recitare i salmi dei morti. I baroni, col capo dimesso e gli occhi velati di lagrime, fanno cerchio ginocchioni al suo feretro. Allora, moribondo, Rodolfo dimanda vedere la sua mano. Il duca di Nordheim glie la presenta ed egli:
      - È quella appunto, sclama, con la quale giurai obbedienza ad Enrico!
      Indi, sentendo vicina la sua fine, solleva alquanto il capo, tentando riconoscere alcuno, chè la vista gli si era già velata, e dimanda:
      - Ora di chi è la vittoria?
      - È vostra, sire, risponde il duca di Nordheim malinconicamente; ma che ci giova la vittoria se vi dobbiamo perdere, o sire!
      Rodolfo ricade sui guanciali, e con voce intelligibile appena susurra:
      - Mi rassegno ai voleri di Dio! Non mi grava la morte celebrata dal trionfo.
      E spira.
      La profezia di Gregorio si era avverata - avvegnachè non nel senso di lui.
      Rodolfo, dopo una vita di guerriero, ed una lunga corona di vittorie, era morto da eroe sul campo di battaglia, e da cristiano, senza mormorare di alcuno. Ildebrando lo aveva sedotto, come attestano le sue lettere, e spiccato dal partito dell'imperatore a cui era stato sempre carissimo. Il suo corpo fu deposto nel sepolcro dei re. Nel duomo di Merseburg esiste un'urna magnifica, e sovra di quella la sua statua di bronzo. Nel duomo medesimo si conserva e si mostra ancora la sua destra, il suo scettro, la corona e la spada.
      I Sassoni fecero gran duolo della morte di lui, e ricche elemosine si distribuirono ai poveri, alle chiese ed ai conventi in suffragio dell'anima sua.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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