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      - Non m'ingannava io dunque! Perciò quella specie d'indistinto rumore che penetrava fino quaggiù, e che per su la corrente del Tevere mi giungeva! Han dovuto fare dei ben grandi gridori questi pazienti Romani.
      - Gridori? peste! dite diavolerie, madonna, dite baldorie matte. Chè dalli e poi dalli, è sgrillato alfine questo disgraziato popolo, e si è scorrucciato il buono ed il meglio.
      - Han fatto dunque sommosse?
      - Sommosse no, ma presso a poco. Perchè quel galuppo del re Enrico, domenica mo, il dì delle palme, perdette la pazienza, e senza brigarsi che fosse o no quel giorno solenne, schiera i suoi soldati sotto le mura... A vederlo pareva s. Giorgio! Ebbene si lancia a percorrere le file e dice: neh, figliuoli, a che giuoco giuochiamo dunque? Credete, pel santo sepolcro! che non avessimo altro a fare che starci qui, fuori le porte, come mendicanti a dimandar la limosina e morirci di peste come villani che han mangiato il loglio? Andiamo su, sacramento! mano alle scale ed alle piccozze; e se oggi non entriamo ancora noi in Roma, come Cristo entrò in Gerusalemme, impiccherò alle porte il primo che dà indietro. Venite appresso a me. Voi, messer Baccelardo, fate giuocare gli arieti: voi, sire di Cosheim, tempestate coi mangani: voi, monsignor di Ravenna, accostate i battifredi e spazzate le mura dai difensori: e voi, sire di Buglione, venite con me alla porta Toscana. Perchè fo voto di quattro candelabri d'oro a Nostradonna di Goslar, e di due calici preziosi a Nostradonna di Edessa, se oggi penetreremo in questa matta città, che vuol fare con noi la curiosa.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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