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      Voi rivedrete le vostre spose, i vostri figliuoli, e recherete loro le mie benedizioni. Io avrò memoria dei travagli che patiste per me. E se deserto da tutti, e ridotto a morirmi di stento, nulla posso concedervi ora, fidate in quel Dio che provvede di penne gli augelli, il prato di fiori. Andate: spiegate bianco pennone in segno di resa. Ma prima, se qualcuno ha nulla da dolersi di me, che mi perdoni come vorrà esser perdonato nell'ultim'ora sua: la carne è inferma.
      - Benediteci, santo padre, benediteci, sclamano tutti ad una voce, cadendo in ginocchio. E Gregorio alza la sua terribile mano e continua:
      - Capitano, a voi ancora le mie grazie per la vostra prode difesa, a voi ancora le mie benedizioni. Precedete i vostri. A voi poi, messer castellano, nulla dico, perchè ogni parola malamente vi esprimerebbe l'ammirazione, e la riconoscenza che vi debbo. Siete uno di quei pochi uomini che nella mia difficile carriera ho trovati più probi e di sentimenti più nobili. Con vero dolore mi accommiato da voi. Fate aprire le porte del castello ed uscite alla testa della guarnigione; perchè non istà bene che la fame abbia a privare la terra di così eletto modello di uomini. Io penserò a richiudervi dietro le porte.
      Oddo fa un movimento di dispetto, alza le spalle e volge altrove la testa. Gregorio continua:
      - E voi ancora, sacerdoti di Dio, dice volgendosi ai prigionieri, andate in pace. Se mi chiamaste severo perchè volli ritrarvi, anche vostro malgrado, dalla via dell'iniquità, e rammentarvi l'augusto vostro dovere, verrà il dì che mi renderete giustizia; e guai a voi se fino a quell'ora non vi sarete ravveduti.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





Dio Gregorio Dio