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      - Ma che mediteresti tu di fare, Alberada?
      - Ciò che io solamente posso, se Iddio vorrà secondare le mie speranze, come secondò quelle di Giuditta.
      Ildebrando la fissa in volto attentamente, poi dimanda:
      - Tenteresti forse anche tu, Alberada, l'opera santa della Betuliese?
      - -Io non sono destinata ad opere di sangue, Ildebrando, quella risponde, la mia missione è di pace e di carità. Astenetevi, ve ne supplico, dall'interrogarmi. Le inspirazioni celesti non sottoponete allo squittinio degli umani giudizi. I vostri dubbii mi potrebbero sconfortar dall'impresa: ed io avrei un giorno a rimproverarmi del male che vi potrebbe avvenire. Mi promettete voi di non cedere, se pria non avrete novella di me?
      - Te lo prometto, Alberada. Acconsentirò a tutti i patti del Filisteo: ma di qui non uscirò se pria o tu non verrai a cavarmi d'ogni speranza, colui, nell'ebbrezza dei suoi trionfi, come a Canossa, non si umilia ai piedi miei. Va, l'angelo di Tobia ti sia per compagno.
      E sì dicendo, Alberada s'inginocchia e Gregorio la benedice. Il castellano, che senza muover ciglio e tutto commosso nel cuore aveva udito il colloquio, l'abbraccia e la bacia sulla fronte; poi apre la postierla e fa uscirla. Indi rinchiude ed a passo lento, unitamente al pontefice, ambedue taciturni, rientrano nel castello.
      Dopo un'ora, dall'alto delle torri, un verrettone con una pergamena tra le penne cadeva in mezzo ai soldati di Enrico che assediavano il castello.
     
     
     
      IV.
     
      Irons-nous de l'histoire arrachant les trophées?
      CASIMIR DELAVIGNE.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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