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      Uno fu il principio che informò la sua vita e le sue opere: l'indipendenza dell'Italia e della Chiesa cattolica! L'idea era magnanima, era giusta; ma i tempi per promuoverla e mandarla ad effetto non ancora maturi. La società fermentava, e niente si era consolidato, nè il principato nè la repubblica, nè l'ateismo, nè la religione: e libertà individuale ed ostinazione feudale battagliavano nel caldo. Per intrudere quindi le sue dottrine vi fu d'uopo di violenza. E perchè queste interessavano più i principi che i popoli, la quistione si prolungò, e, lentamente cangiando di forma, ne rivestì impure e sacrileghe; perchè ai venerandi diritti delle nazioni col velame divino si attentò. L'idea di Gregorio fu generosa, perchè in quel collegarsi di potenti per tutto ridurre a pura e forte monarchia, il popolo restava escluso, indifeso, vittima, nè aveva a cui lamentarsi dei torti; perocchè patto di sangue sulla totale schiavitù si era stretto. Egli, il pontificato volle elevare a giudice supremo tra il popolo ed il re. Reagirono perchè brusco ed inconsiderato fu l'urto, nuova la legge. La reazione lo indispettì. E perchè aveva sortita fibra robusta ed altera, trasandò il pudore, ed addivenne violento, ostinato, incompassionevole, nulla rispettò di quanto culto si era per lo avanti. Rispose delle armi con cui lo provocavano. Ciò gli alienò i principi, gli alienò il clero ed il popolo, e fu addimandato inesorato e tiranno. Nonostante sembrò un momento di trionfare. Nel trionfo mostrossi intemperante, e le tre giornate di Canossa prepararono la presa di Roma.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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