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      Laonde, Don Diego si trovò imbarazzato a rispondere.
      - L'eccezione, monsignore, diss'egli infine dopo un istante di riflessione, tiene a delle cause moltiplici, - piccole cause forse, ma che, riunite in fascio, formano un ostacolo insormontabile, come i piccoli rami di vimini allacciati oppongono una diga all'innondamento del fiumi.
      - Delle imagini! continuate.
      - Ebbene, che so io? la miseria, le cure di casa mia, la mancanza di tutto, l'assenza delle tentazioni, la timidezza, l'assorbimento in altre occupazioni dello spirito, una fibra accasciata dal principio sotto il dominio della volontà, un altro corso dato all'attività della vita, un ideale qualunque che mi ha guidato per i cieli e mi ha fatto trovare la terra orribile e laida, quell'indomani che si sovrappone all'indomani per il compimento di un desiderio o di un disegno, l'isolamento, la stessa astinenza....
      - E sopratutto, l'interruppe il vescovo con un sorriso ironico ed incredulo, perchè non si va al mercato a comperar delle pesche punticce quando se ne hanno delle così belle nel proprio verziere.
      - Ah! sclamò don Diego d'un tuono freddo, abbassando la testa, incrociando le braccia sul petto.
      - Un giorno, continuò il vescovo, un contadino spagnuolo ed un contadino Moro si presentarono all'arcivescovo di Toledo, il quale era altresì principe sovrano. I due villici si disputavano un cavallo, di cui entrambi si dicevano proprietari. Non testimoni da interrogare. Non giudizio di Dio per le armi, da tentare. Non documenti, che stabilissero la proprietà o il possesso, da consultare.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Don Diego Diego Moro Toledo Dio