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      Il Moro diceva: il cavallo è a me! Lo spagnuolo assicurava: No, esso è il mio! L'arcivescovo, a fine di spedirli, dette il giuramento sul vangelo ai due litiganti. Ambo giurarono. Se voi foste stato l'arcivescovo di Toledo, a chi avreste consegnato il cavallo?
      - Anzi tutto, rispose don Diego io non avrei fatto giurare il Moro sul vangelo, ma sul Corano.
      - L'arcivescovo non credeva al Corano; egli credeva al giuramento del cristiano sul vangelo.
      - Allora?
      - Allora, riprese monsignore con tuono altero e severo, io fo come l'arcivescovo di Toledo: io credo ciò che mi è stato attestato da un prete cattolico, realista, credente, piuttosto che la negativa sofistica di un carbonaro empio, e v'interdico per tutta la vita.
      Don Diego restò come fulminato per alcuni minuti. Il viso di monsignor Laudisio, pallido di collera, esprimeva una determinazione irremovibile, i suoi occhi fiammeggiavano. Don Diego disfece allora lentamente il suo collare di prete, lo gettò a terra, vi pose su il piede e gridò:
      - Voi lo volete, monsignore? ebbene sia pur così. Io era stato buono, puro, onesto. Io aveva sofferto la miseria con rassegnazione, vagheggiando il meglio, ma non mi movendo per realizzarlo, rispettando ciò che non credevo, subendo tutti i pregiudizi della società senza mormorare, senza violarli.... Voi mi fate sentire che fui un minchione. Voi mi spezzate prete: io mi rialzerò...
      - Papa? interruppe monsignore ghignando.
      - Monsignore, io conosco tal figliuolo di beccaio, il quale non seppe altro che la sua piccola teologia, ed ancora!


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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