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      - Noi noi permetteremmo. Lo Stato e la gente onesta vogliono in codesti posti persone fedeli e non sospette di fellonia contro la Chiesa e lo Stato.
      - Ma, signor commissario, se voi mi sbarrate tutte le vie per le quali io potrei utilizzare la mia educazione, e' non mi rimane che divenire commissionario, facchino, ed io sono abbastanza forte....
      - Affatto! Ti occorre un autorizzamento che la polizia non è disposta a concederti.
      - Signore, e' non mi resta allora che morire di fame quando avrò terminate le mie ultime risorse. Infrattanto, studierò la medicina o altra cosa per espatriarmi di poi.
      - Ed il passaporto? Ma hai tu insomma di che vivere qualche tempo!
      - Ho di che non morire d'inedia per un anno, signore.
      - Tu ti presenterai qui ogni otto giorni. Andrai alla congregazione degli studenti, a S. Domenico Soriano ogni domenica. Ti confesserai a monsignor Scotti. Noi teniamo gli occhi aperti sopra di te. Sovvientene.
      Don Diego, fulminato, piegò il capo e partì. Uscita finta, come al teatro. Il commissario lo richiamò.
      - Don Diego, nel vostro paese si trovano degli eccellenti formaggi, cui il prefetto gradisce molto, ed io egualmente. Fate venirne un cantaro e mandatemeli. Voi ci direte poi il prezzo.
      - Io mi stimo fortunatissimo, signor commissario, di rendervi servigio, rispose l'infelice taglieggiato, ritirandosi.
      Nella strada, Don Diego mancò trovarsi male. L'imagine lurida della miseria, l'imagine pura di sua sorella, s'incrociarono nel suo spirito. Egli vide queste due terribili potenze, il clero e la polizia, rizzarsi come due boa innanzi a lui, per assalirlo dovunque e' si volgesse.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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