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      - Sta bene, ruggì il commissario sconcertato. Fra quindici giorni, a mezzodì, voi avrete lasciato Napoli. Se no, voi avrete a fare con me.
      Don Diego uscì. Gli era troppo: si sentì piegare sotto il peso. Gli si dimandava infamie sopra infamie; lo si circondava di trappole grossolane, cui non si degnava neppure dissimulare; gli si proponeva, senza mercè, ogni specie di cose orribili ed odiose: comprate una carica, siate spia, vendete vostra sorella, prostituitela al confessionale di un gesuita, denunziate i vostri amici, infangate la vostra anima, abjurate le vostre credenze morali e politiche; siate Caino o morite di fame! Il cuore di Don Diego si spezzava e si abbronzava.
      Adesso, egli vedeva il suo cammino: solamente aveva a scegliere. Gli si dimandava una metempsicosi infernale. E si trattava forse di un semplice problema di psicologia e di fisiologia sociale? No.
      Nella scelta che gli si proponeva era implicata l'esistenza di sua sorella come la sua: la quistione morale si complicava di una quistione di vita o di morte. La scelta sarebbe stata libera, se si fosse trattato da lui solo: non l'era più dal momento in cui l'onore, la vita, l'anima, l'avvenire di Bambina vi erano compresi. Gli si domandava, inoltre, un'eccezione unica alla regola, ovvero quell'abbominevole governo gli proibiva di divenire l'esempio solenne di un prete, colpito dal vescovo ed assolto dalla società, condannato a morte dal potere spirituale e salvo dalla società laica? Il governo si credeva nel suo diritto mettendo in atto l'editto dell'interdetto episcopale, quando non poteva vantarsi d'aver fatto grazia ad un amico, ad un fedele, ad un complice, ad uno strumento.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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