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      E che Dio ti riconduca così pura da quella gogna di corruzione come vi sarai andata, tesoro mio.
      - Ciò ti farà piacere, fratello?
      - Ciò è utile.
      - Sia. Andrò e mi divertirò forte a giuocare di astuzia con un gesuita. Poi se non dirà che ha confessato la Vergine Maria, io rinunzio ad esser donna. Buona sera.
      Mentre Don Diego se n'era andato alla Villa Reale, il commissario Campobasso si era recato dal prefetto, e questi, in seguito, dal ministro per rendergli conto dell'interrogatorio del prete.
      - Ebbene? dimandò il marchese di Sora.
      - Eccellenza, è sembrato estremamente abbattuto dell'ordine di espulsione.
      - Si è desso lamentato?
      - Sì, ma non fino alla bassezza.
      - Quale ragione avete voi data dell'adozione di questa misura?
      - La denunzia di qualcuno dei suoi complici, che l'ha accusato per mettere in salvo la propria testa.
      - E non ha nominato alcuno?
      - No, Eccellenza. Assicura anzi non aver complici.
      - E poi?
      - Si è rassegnato a lasciar la capitale.
      - Sta bene. Aspettate miei ordini per dar seguito a questo affare.
      - Lo lasceremo tranquillo allora?
      - Ora, che uno dei nostri agenti travestiti dia questa lettera ad un commissionario per ricapitarla al suo indirizzo.
      Il marchese di Sora prese un foglio di carta e vi scrisse qualche parola in cifre. Poi piegò la lettera in un certo modo, la suggellò senza alcuno stemma e la rimise al prefetto.
      - Scusi, Eccellenza, e l'indirizzo?
      - Ah! sì, sclamò il marchese. Scrivete.
      Il prefetto prese la penna, il marchese dettò:
      - Al signor Antonio, mercante di tabacco, Piazza della Carità.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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