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      Io non vi comprendo, perchè ho paura d'indovinar troppo.
      Don Lelio appiccò i suoi occhi scrutatori sul viso del suo interlocutore e lo sbirciò lungamente. Don Diego, a sua volta, lo guardò negli occhi intrepidamente. Essi si squadrarono come due persone che vanno a battersi, cercando di pesarsi mutuamente, scandagliarsi, leggere l'uno nel pensiero dell'altro. Infine Don Lelio ruppe il silenzio.
      - Siete voi ricco? dimandò egli.
      - Sono un ciompo.
      - Vi do allora otto giorni per trovarvi un altro posto. Questo qui, è al di sotto del vostro ingegno e della vostra coscienza.
      - Voi mi mandate dunque via prima d'avermi messo alla prova?
      - Io vivo troppo in mezzo ai preti perchè non mi abbia a sbagliare sul loro carattere. Io li detesto cordialmente, auguro loro tutti i gaudi nel paradiso e la galera in questo mondo. Voi siete prete, in dissidio con la chiesa, in uggia della polizia, fulminato dal vescovo, seguito alla pesta dal commissario del quartiere. Io non vi avrei mai scelto per mio contabile. I vostri amici, miei amici, vi hanno lanciato qui. Non vi respingo, ma non vi accetto per direttore della mia intrapresa. Coloro che hanno il diritto di parlare possono sapere ciò che dicono. Voi non avete che a ripetere come un pappagallo. Ripetete, ripetete, e rinunziate a comprendere. Ecco il vostro dovere. Voi ignorate il valore delle parole. Voi non sapete se, dicendo: viva il re! ciò non significhi bello e buono: giù coi Borboni! Voi non siete del comitato, ch'io mi sappia.
      - Io son nulla di nulla.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Lelio Diego Don Lelio Borboni