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      Io ho quasi chiuso le due branche e compiuto il mezzo cerchio, che guarniva di un doppio ordine di palafitte il casotto del confessore. Gli uni erano assisi, gli altri a ginocchio o piuttosto accoccolati. Tutti sbadigliavano più o meno, con decenza e contrizione. Vi erano parecchie femmine in toilette splendide, degli abiti neri tempestati di decorazioni, degli uniformi militari, i di cui portatori mi sembravano diabolicamente vogliosi di trovarsi altrove, giovani e vecchi, poche donne vecchie, ed io la più plebea. Gli era un salone di ministri nei giorni di ricevimento, stando a ciò che ricordo aver letto nei romanzi. Io occupava il centro di questa udienza e per conseguenza di prospetto alla porta del confessionale, in faccia al confessore. Ero quindi altresì l'ultima ad essere ricevuta, poichè il confessore alternava le sue udienze da destra a sinistra per ordine di posto. Ognuno chiaccherava più o meno al vicino, e le dame avevan molto da fare onde tener discosti i cani, i quali andavano a fiutare le loro belle vesti con delle intenzioni indiscrete.
      - Perchè non avevan messo un cartello con il motto: qui non si fa lordure! sclamò Don Diego.
      - Non vi sarebbero dunque che i cani che sappian leggere in questo paese? disse Bambina. Infine, il P. Piombini comparve. Tutti gittarono un sospiro di sollievo. Io spalancai gli occhi quanto largo potei per contemplarlo. Bisogna convenirne: mi attendevo altra cosa. Un gesuita? poh! Ebbene, no. Egli porta la sua grande statura molto dritta, la testa alta e lo sguardo in avanti, quantunque gesuita.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Don Diego Bambina Piombini