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      Cammina con grazia, malgrado la sua laida sottana. È calvo sulla fronte e rigetta indietro il resto di una capigliatura bionda e soffice. Ha l'occhio grigio vivissimo, alterissimo, arrogantissimo; è pallido, il che rileva la bianchezza dei suoi denti e le rose ardenti delle sue labbra grosse ed umide. Il suo naso dritto s'insorge un cotal po' all'estremità. La sua bella mano carezza perpetuamente un mento un po' puntuto e sostiene la fronte, che s'inchina sotto il peso del pensiero. Breve, egli ha una fisonomia seria, ove il sorriso sembrerebbe straniero, se il fremito delle labbra non lo lasciasse spuntare; dei lineamenti, di cui la gravità non altera la bellezza.
      - Ciò spiega una parte del suo prestigio. Tu ne sei rapita.... direbbe taluno.
      - Messer taluno s'ingannerebbe. E non pertanto questa è la minore delle sue seduzioni. La sua voce gitta un turbamento indefinibile nell'anima: essa ha la dolcezza insinuante di un timballetto d'oro e l'armonia oleosa, se posso esprimermi così, delle corde del violoncello. Egli fila la sua voce come la seta e ne fa ciò che vuole...
      - Siamo intesi! la calugine del velluto, e la corda tessuta di seta e di oro, con cui la regina Giovanna impiccava suo marito, interruppe Don Diego.
      - Tu sei più nel vero che non pensi. Io era dunque inginocchiata, affatto rimpetto a lui. Ho potuto esaminarlo a mio agio; perocchè(10) io non pretendo, malgrado la beghina di monaca che trascino, di trascinare altresì il mio sguardo nel fango. Io guardo in faccia uomini e Dio.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Giovanna Don Diego Dio