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      Levandosi alle sette all'indomani, si era tagliuzzato radendosi, aveva trovato Antoniella noiosa e seccante, il cioccolatte troppo denso, la camicia male amidata, gli stivali poco lucidi, aveva mandato tutti al diavolo ed era uscito alle nove, in carrozza, gittando per indirizzo al cocchiere:
      - A S. Pasquale ad Aram.
      Arrivando al convento dei cappuccini aveva chiesto di monsignor Cocle.
      - È uscito, rispose il frate portinaio.
      - Ha passata la notte qui?
      - Sì.
      - Al palazzo reale, gridò Don Domenico al cocchiere, risalendo in vettura.
      Monsignor Cocle aveva tre domicili. Il domicilio di ostentazione, nel suo convento, a San Pasquale ad Aram a l'Infrascata, perchè egli era zoccolante. Il domicilio utile, alla Corte, perchè egli era confessore del re. Ed il suo Parc-aux cerfs, in casa di Lusetta, perchè egli era uomo e cappuccino. Quando cenava e passava la notte con la sua ganza, egli diceva alla Corte che andava a raccogliersi e meditare al convento, ed al convento, che dormiva alla Corte. La notte precedente però egli aveva realmente dormito nel suo bel nido al monistero, ed il mattino, dalle sette, si era recato a Palazzo.
      Ferdinando II di Napoli non poteva far manco di due cose, e perciò le voleva sempre alla portata della sua voce: il boia ed il confessore. E' non usava molto del primo, checchè se ne sia detto. Ma e' faceva un consumo spaventevole del secondo. Doveva presiedere al consiglio? eccolo dapprima ai piedi del confessore. Doveva passare una rivista? - perchè egli era un gran capitano di riviste, - e' vi si preparava colla confessione.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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