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      - Ego te absolvo in nomine patris et filii et spiritus sancti.... borbottò a voce alta monsignore, dando l'assoluzione e squartando dei grandi segni di croce.
      Don Domenico si alzò, baciò la mano del vescovo, piegò il ginocchio innanzi al re ed uscì a rinculo.
      Il re andò a sua volta a mettersi ai piedi del santo uomo.
      Don Domenico si recò al ministero e dette ordine che non lo si turbasse, avendo un lavoro importante a fare per il ministro. E' si mise allora al suo tavolo e cominciò a riflettere ed a scrivere.
      Ei minutò e lacerò per lo meno venticinque bozze, alzandosi, passeggiando, affacciandosi al balcone per ispirarsi alla vista del cielo e del mare. Ei si battè la fronte, fiutò il tabacco, fumò una dozzina di sigari, si prosciugò la fronte come un uomo che suda, infine mise alla luce le linee seguenti:
     
      Gentiliss. e riveritiss. sig. Abate,
     
      Le persone di spirito sopprimono i preamboli: esse s'intendono di una parola. Io non vi scriverò dunque che questa parola: io sono stato fulmineamente colpito di amore per la signorina vostra sorella. Ve la dimando in matrimonio. Voi conoscete la mia posizione. Il mio ministro, e S. Ecc. Reverendissima, mons. Cocle, assisteranno al contratto. Io non voglio dote. Io m'incarico della felicità della signorina vostra sorella e del corredo di nozze, non che dell'avvenire della famiglia. Accogliete, vi prego, la mia domanda con la semplicità ed il disinteresse con cui io ve la indirizzo, e rendetevi interprete presso vostra sorella di tutti i miei sentimenti devoti ed ardenti.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Domenico Domenico S. Ecc