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      Ei non vi nasconderà nulla.
      - No, figliuola mia, ciò non si può. Io non sono il suo giudice d'istruzione. Io vi ho riferite, come un fratello a sua sorella, le terribili insinuazioni che corrono sul suo conto. L'avvenire lo giudicherà, ne son certo. Ma io non posso dimandargli ch'ei si difenda. Dovrei cominciare per significargli i suoi accusatori ed i suoi giudici, - ciò che io non posso. Nel nostro partito, noi giudichiamo gli atti. Ebbene, ch'egli cessi di frequentare Don Domenico Taffa e di mandarvi a prostituire l'anima al confessionale di un gesuita.
      Quest'ultima parola cadde come il fulmine sul capo di Bambina. Ella divenne cadavericamente pallida, ed articolò appena le parole:
      - Addio, Tiberio.
      - No, cara piccola sorella, a rivederci. Mia madre piangerebbe dei vostri guai come dei miei.
      - Oh! ditele, ditele pure, gridò Bambina piangendo, che io l'abbraccio dal fondo del cuore.
      - Io le manderò questo bacio, rispose Tiberio, baciandole castamente la fronte.
      Ed uscì. Bambina sentì come qualche cosa che si spezzava in lei. Il cielo radioso della sua infanzia e della sua adolescenza si tinse di nero. Più nulla indietro di lei; innanzi a lei, il fantasma mostruoso dell'infinito. Ella restò parecchie ore in quello stato di ammutolimento, senza pensare, ma provando mille dolori invisibili ed incogniti, come se avesse galleggiato in un'atmosfera in cui ogni molecola è una punta d'ago. Il grido disperato del gesuita e l'addio di Tiberio si precipitarono sopra di lei come due flutti spaventevoli che la faceano roteare a guisa di un granello di sabbia preso in una tromba nel deserto.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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