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      Io, io morrò vescovo; tu, tu morrai grande e ricca dama.
      - Ma chi dunque ti ha pervertito così in qualche ore?
      - Essi, essi! per Dio! Io non avrei dimandato nulla di meglio che di restar tranquillo e miserabile nel fondo della mia provincia, nella nostra povera casa, vivendo nel mondo ideale dei libri, reprimendo l'ambizione, i desiderii, i bisogni, facendomi oscuro e piccolo, sorvegliando il tuo candore e non sperando null'altro in vita mia che vederti maritata ad un artigiano laborioso come i nostri parenti. Chi è che mi ha sbarbato da quella terra madrigna, da quella casa crollante, dal suo onesto focolaio? Chi è che ci ha trasportati qui? Un vescovo, il quale, col medesimo colpo, mi strappa il pane dalla bocca, l'onore, la pace, il presente per me, l'avvenire per te.
      - Ah! gli è pur vero! balbettò Bambina.
      - Qui, io avrei ben voluto vivere del mio lavoro, del mio mestiere, fare il mio dovere nell'oscurità, darti il pane, il ricovero, la prosperità, la gioia del cuore, la pace per il momento... Chi è che si è gittato a traverso del mio cammino? La polizia. Tu non dirai la messa; tu non insegnerai; tu resterai perpetuamente sotto i nostri artigli; tu denunzierai; tu prostituirai tua sorella; tu farai getto della tua anima; tu propagherai la corruzione nel popolo; tu spierai i guaiti dell'infortunio e ne formulerai un rapporto per il ministro della polizia... ecco! Voglio io resistere? mi si tende una trappola ove noi cadiamo senza onore, feriti, gualciti, infamati anzi tratto, dileggiati, soli, sotto i piedi di accusatori infami.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Dio Bambina