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      Nel 1838, la Giovane Italia dà il suo primo contingente di diciannove vittime alle galere nel distretto di Taranto.
      Nel 1841, saggio di rivoluzione ad Aquila: otto condanne capitali. Nel 1843, una quindicina di ottimati di Napoli, sono cacciati in castel Sant'Elmo; ne uscirono poi, furono più tardi ministri, deputati, sono oggidì martiri, vale a dire alti funzionarii. Nel 1844, altro saggio di rivolta a Cosenza: vent'uno condannati a morte di cui sette fucilati ed un gran numero al bagno. Molti erano periti nella mischia, come ad Aquila. Nell'anno stesso la Giovane Italia dava sei altre vittime, i Bandiera; poi le vittime di Reggio, nel 1846, poi quelle di Siderno e Bianco nel 1847. Dopo il 1848, non si conta più: il sangue soffoca la stessa polizia ed innonda l'esercito.
      Cosa singolare! tre ministri della polizia, a Napoli, sono stati esiliati come troppo liberali: Canosa, Intonti e Delcarretto! I Borboni, l'ho già detto, non hanno avuto del genio che per la polizia!
      Dunque si cospirava. Il capo del partito rivoluzionario era il colonnello barone Colini. Il marchese di Tregle, il barone di Sanza, facevano parte del comitato. La controrivoluzione aveva per capo il conte di Altamura, evaso di prigione e residente ora alla Corte sotto il nome di cavaliere Spada. La regina Teresa inspirava questo partito di cui facevano parte monsignor Cocle, monsignor Laudisio, mons. Scotti, Campobasso.... ed il padre Piombini, che si era insinuato nella combriccola per ordine del suo generale, e che si limitava a conoscere ciò che gli altri intraprendevano, sottraendo meticolosamente alla loro conoscenza come a quella dei suoi superiori, ciò che apprendeva al confessionale.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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