Pagina (160/387)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Don Diego rientrava la sera in quelle disposizioni di spirito quando la mendica dell'angolo del vicolo l'abbordò. E' non l'udì. Ella lo seguì, accentuando i lai. Don Diego si rivolse. La luce del lampione battè in pieno il viso della poveraccia. La parola dura che fremeva sulle labbra del prete, si addolcì. Egli la squadrò attentamente.
      - Ma insomma, mia povera donna, perchè non lavori tu? Tu sei giovane.
      - Non trovo da lavorare. Mi respingono. Sono nuda, peggio ancora, sono in cenci.
      Don Diego riflettè. Era alla sua porta. La strada era deserta. L'ora avanzata. La casa scura e senza portinaio. Egli aveva del denaro addosso. Doveva restare a casa e scrivere, se non poteva romper gl'impegni....
      - Se mi dessi una serva? si disse egli, o piuttosto questa idea traversò innanzi ai suoi occhi.
      Un nuovo colpo d'occhio sulla giovane lo decise.
      - Seguimi, disse egli. Io potrò forse fare qualche cosa per te.
      Volse le spalle e camminò. La mendica esitò. Il suo istinto sollevò in lei non so quale paura vaga come un vapore nero. Ciò durò pochi secondi; poi corse dietro al prete.
      Quando Don Diego ebbe accesa la lampada e fu seduto nel salone, la grama tremava, in piedi innanzi a lui. Alcun dei due non parlava: si osservavano l'un l'altro.
      - Come ti chiami?
      - Concettella.
      - Quanti anni hai?
      - Ventidue.
      Quella parola "ventidue anni" produsse come una specie di fremito nei nervi del prete. Le sue narici si devaricarono. Il suo sguardo prese, malgrado lui, un'altra espressione e divenne più penetrante.
      Le nature meridionali sono fosforiche: il contatto stesso dell'aria vi mette il fuoco.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Diego Diego Diego Don Diego