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      Il più rinomato allora era un fra Giuseppe del convento di San Pascale a Chiaja.
      Fra Giuseppe era un diavolaccio tagliato sul tipo di un tamburo maggiore. Uomo di quaranta anni, rosso, forte, gli occhi a fior di fronte, un collo di toro raso, abbastanza sporco, mediocremente astuto, superlativamente ignorante, e dottore nei sette peccati capitali. E' godeva, malgrado ciò, di una moltitudine di dimestichezze assai bizzarre e che riesciranno affatto incredibili ne' paesi protestanti e volteriani. Indico i meno impudichi e ne chieggo scusa ai lettori, cui son costretto guidare per questi cunicoli da cloaca. Egli imponeva le mani nude sul ventre delle donne incinte per facilitare loro il parto. Egli componeva dei filtri abbominevoli per le fanciulle che volevano farsi amare dai giovani farfallini, - filtri di cui lasciamo parlare, con beato dilettamento, i moralisti cattolici, sopratutto i gesuiti Sanchez, Escobar, Benedetti, e cui non citeremo neppure in latino, come Burchard e Martene. Egli cacciava le mani, con un pezzo della tunica di S. Pasquale, nel seno delle donne, di cui il latte non fecondava le glandole deliziose. Egli abbracciava, per mandato del suo patrono, le ragazze che volevano maritarsi nell'anno. Egli benediceva non importa che, dal crocifisso alla pentola della minestra per farla bollire più speditamente. E' dava dei numeri alla lotteria. Ne dava uno, raramente tre. Ora, come e' dava questi numeri in numero progressivo, arrivava sempre che cinque fra i novanta numeri dati, uscissero dall'urna e che cinque persone guadagnassero un numero.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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