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      La regina, che l'aveva conosciuto a Vienna come ministro del duca di Modena, l'aveva di già consultato in due o tre circostanze, sopra secreti di anima o di Stato ch'ella aveva voluto sottrarre alla cognizione del vescovo di Patrasso. L'aristocrazia, la gente di corte, andavano, di preferenza, a lavare la loro coscienza dal gesuita, anzi che da monsignor Cocle, ciò che stupiva il re. Ferdinando II cominciava a prestare l'orecchio alle accuse contro il suo vescovo, ed agli elogi del gesuita. Si susurravano da orecchio ad orecchio le buone fortune del padre Piombini appo le dame del gran mondo; mentre che il vescovo di Patrasso asciolveva, pranzava e cenava del suo grossolano pasto ordinario, - la figlia di un fabbricatore arricchito. Quest'ultimo colpo, - il ratto di Bambina, - metteva il colmo a l'esasperazione di monsignor Cocle. Egli ne disse accortamente due parole al conte di Altamura, dapprima per scoprire la bella donzella scomparsa, poi per castigare il frate insolente che gli aveva tirata la coppa dai labbri.
      Nè il conte di Altamura nè il marchese di Sora non poterono annasare ove si celasse Bambina. Essi non avevano l'occhio in casa lady Keith, quand'anche i sospetti si fossero portati verso quelle latitudini; Bambina non aveva lasciata traccia della sua fuga; la dama irlandese l'aveva spoglia immediatamente della nera guaina di monaca. Il fulmine ricadde allora in pieno sopra Don Diego. Gli agenti del conte di Altamura lo arrestarono una sera nella strada, lo gettarono in una vettura e lo condussero dritto a S.a Maria Apparente, - terribile prigione preventiva di polizia, - incarcerandolo sotto l'accusa di cospirazione contro lo Stato.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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