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      Il suo occipite cadeva in linea retta e piatto sul collo, - e codesto denunziava la sua assenza di sensibilità e la sua freddezza verso la donna. Aveva orecchie immense, dall'interno della conca bizzarramente accidentate. Tutto ciò, impiastrato insieme, produceva un certo che non brutto, che non era maestoso, che non era simpatico, che non era rispettabile, che prestava a ridere e dava i brividi, cui si guardava come un oggetto curioso, e da cui si aveva cura di tenersi in distanza - nel tempo stesso Saturno e Sileno affetti da idropisia. La sua voce era chioccia, fessa come una vecchia campana, una specie di squittìo di scimmia che singhiozza.
      Il morale non era poi meno bizzarro del fisico. Ferdinando II era avaro come tutta una sinagoga. La regina Teresa, sua mogliera, rattoppava i fondi delle sue brache. Ed e' prestava alla settimana al Tesoro, il quale non aveva bisogno di mutui, ma che faceva sembiante di averne onde dar dei profitti a S. M. Il bilancio napoletano era il solo in Europa che si saldasse in equilibrio! In realtà, quel bilancio si saldava con un avanzo considerevole; ma il ministro delle finanze portava quel di più al re come un'economia sulle spese del ministero.
      Re Ferdinando si credeva il più grande capitano del secolo, in teoria, aspettando l'ora di spiegare le sue brillanti capacità sur un campo di battaglia. Laonde viveva sempre in mezzo a quel famoso esercito cui egli credeva il pilastro del suo trono e cui suo figlio non trovò più quando volle servirsene seriamente contro la patria.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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