Pagina (315/387)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Avrebbe voluto parlare per mostrare sicurezza di sè, avendo pur dei rimorsi; ma la sua lingua era paralizzata, i suoi denti fortemente serrati, il suo cervello inerte. Ella guardava con degli occhi enormemente devaricati e provava di comprendere.
      Gabriele anch'egli tacevasi.
      Infine Concettella fece uno sforzo, allungò la mano e porse un inviluppo.
      Gabriele non si mosse, non lo prese. Concettella lasciollo cadere. Poi si appoggiò al cancello, cascò sur un banco ed i singhiozzi si precipitarono. Gabriele s'intenerì, afferrò il fardellino, lo baciò, stese la mano e gridò:
      - No, non è vero. M'inganno io, Concettella? Si porta contro di te una terribile accusa. Quel Filippo lì ha dichiarato innanzi a tutti costoro che tu mi tradisci, che tu hai un damo, che tu sei la concubina di un prete, che chiamasi Don Diego Spani, che tu hai fatto questo, che tu hai fatto quello, e patatì e patatà. No, non è così, Concettella? No, ciò non è vero, hanno mentito, ed io vado a scannare quel Filippo lì che ti ha calunniata.
      Concettella non rispose. Il suo singhiozzo raddoppiò.
      - Ma parla dunque, riprese Gabriele; getta dunque, in faccia di quell'uomo la tua giustifica. Non si serba il silenzio innanzi ad un'accusa simile, non si sprezzano quelle contaminazioni lì! Tu devi comprendere alla fin fine che tutto codesto mi mette il cuore a brani. Non torturarmi dunque così. Perchè ne ameresti tu un altro? Il mio amore non è forse grande come il mondo? Esso non ti era bastato fin qui; perchè non ti basterebbe ancora?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Concettella Concettella Filippo Don Diego Spani Concettella Filippo Gabriele