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      Il desiderio dell'infinito illuminava la sua serafica bellezza. Alle undici e mezzo il vico era deserto, il silenzio dovunque, i passanti rarissimi nella strada di Forcella, all'estremo dell'angiporto. I dodici colpi di mezzanotte vibrarono. Allora Bambina rientrò e chiuse la finestra. Ella mandò Concettella a coricarsi e ritornò nel salone. Un rumore lontano, una vettura che passava nella strada di Forcella, arrivò a lei. Bambina saltò in piedi, cavò fuori la scatola della sua tasca ed inghiottì una dopo l'altra le quindici o sedici pillole di morfina che conteneva. Ella respirò alla fine.
      - Ho quattro o cinque ore di vita a dargli, mormorò essa - poco esperta in tossicologia - tutto a lui, tutto, tutto, tutto. Dio, mio Signore, non turbare la mia gioia con le torture della morte.
      Ella si assise, tese l'orecchio ed.... aspettò.
      Il Padre Piombini non venne.
     
     
     
      XXVI.
     
      Peste sia degli artisti!
     
      Don Gabriele era arrivato alle dieci del mattino, quel giorno stesso che doveva terminare in modo così lugubre per Bambina. La diligenza aveva anzi guadagnato due ore sui suoi arrivi abituali. Mettendo piede sul bel lastricato di Napoli, al Largo del Castello, una cosa colpì l'ex-giocoliere di pupazzi.
      Ma, ritorniamo un passo indietro.
      Il dottor Bruto, fulminato dalla morte terribile della sua fidanzata nel boudoir della regina Urraca, aveva fatto giuramento di non ammogliarsi. Aveva poi violato quel giuramento per una vecchia di sessant'anni, la marchesa di Tregle. Questa dama, non avendo parenti e sotto il pondo di un confessore gesuita, aveva legato l'immensa sua sostanza ai Reverendi Padri.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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