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      Ella non cedè, non fece appello alla mano che avrebbe potuto salvarla. Si ripeteva invece con terrore: Me vivente, egli sarebbe a me ed essi l'ucciderebbero! Spirò su questo pensiero, ed il sorriso, all'idea ch'ella lo avesse salvo, fiorì sul suo sembiante.
      Don Diego, trovando la sua casa vedova del raggio che la illuminava, si sentì fulminato. Vi sono dei dolori che esasperano, dei dolori che schiacciano, dei dolori che lacerano i nervi e colpiscono il cervello. Don Diego ascoltò il racconto che gli fece Concettella in lagrime, come un uomo le cui facoltà intellettuali sono annientate. Di un pallore livido, gli occhi fissi, le pupille devaricate e senza sguardi come colpite da amaurosi, le sopracciglia arruffate, immobile, insensibile, la bocca semichiusa e senza respiro, l'orecchio teso come qualcuno che crede udire un rumore che pur non risuona, accasciato sur una seggiola, come un cubo di carne disossata, egli lasciò parlare la donna senza interromperla nè con un gesto, nè con un grido, non mostrando alcun interesse, alcuna curiosità, non facendo la minima osservazione, nè manifestando il minimo rimpianto. Un medico che gli avesse tastati i polsi, non li avrebbe sentiti. Concettella gli offrì da mangiare, prodigando le consolazioni. Don Diego mangiò tutto, bevve tutto, senza la più piccola coscienza di ciò ch'e' faceva, non accorgendosi nè del giorno nè della notte, non dormendo, perocchè tutto dentro a lui era agghiacciato. Lo si sarebbe detto la moglie di Lot cangiata in statua di sale!


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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