Pagina (7/212)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La società ne sente il soffio e trascura investigarne l'asilo. Il governo di Napoli credeva avere abbrutita la plebe con la pressione della miseria, con la religione della polizia: lusingavasi che l'ignoranza ne avesse spento ogni lume, represso ogni elatere. Ma la possibilità di ricuperare diritti, con una specie di mistero custoditi nel fondo del cuore e da generazione in generazione trasmessi, si offrì; la parola di Libertà rimbombò nell'orizzonte, ed il governo vide che ella surse repente, repente gittò il mantello di piombo, il quale a guisa dei dannati di Dante la soffocava, ed assunse le nuove forme con la facile spontaneità di chi ricomincia un'esistenza anteriore interrotta. Alla verginità del pensiero essa riunisce l'energia e la solennità di affetti non ancora violati e lordi. Una religione istintiva le si fa giorno sotto le squame della religione corrotta della Chiesa. Al di là del Cristo, che serve d'intermedio, e che per lei non ha alcuna espressione, non risveglia nel cuore altra corda tranne quella della pietà; al di là del Cristo vede Iddio simboleggiato nella grandezza imponente della creazione che la circonda, e forse, al di sopra anche di Dio, al di sopra di tutte le credenze, l'ispirazione la più poetica del cristianesimo, Maria. Nell'aspirazione verso il cielo il paesano ha sempre qualche cosa di primitivo e di calmo, una sensazione malinconica e voluttuosa. Come le intelligenze adulterate, egli non vede Iddio in una notte tempestosa sul mare, nell'uragano che atterrisce e percuote; egli lo riconosce nelle espansioni di una danza, in una raccolta ubertosa, in una nottata di amore.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





Napoli Libertà Dante Chiesa Cristo Cristo Iddio Dio Maria Iddio