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      Fiera ed indomita come il cavallo di Mazzeppa, ella non sa essere macchiata da ignobili affetti. Ed anche quando è caduta, anche quando vende l'amore per comperare del pane, come una regina destituita sembra fare piuttosto una grazia che riconoscere un diritto. La corruzione è impossente su lei. Allontanata dalla vita pubblica, confinata nelle trivialità delle domestiche funzioni, le compie come un dovere: ma in quell'atto di abdicazione, in quell'atto di devozione alla missione, che una società malata ed egoista le impone, la sua anima nobile trasparisce e tacitamente protesta. Il suo istinto sente l'oltraggio che le si fa gittandola in un grado di subordinazione servile, sente il torto di essere tenuta in uno stato perenne di minorità, ed allontanata da tutte le passioni maschie; e con vigoria maggiore aspira alla libertà. Vi aspira per la via della religione, per mezzo della poesia, per mezzo delle passioni nobili che mostra sentire e comprendere, per la rassegnazione, per l'entusiasmo che tutta la comprende agli atti soavi e generosi che sente raccontare e di cui tanto si mostra avida, per la facilità al perdono delle offese ed al disprezzo di ogni viltà, per la consolazione che spande su tutti i dolori e la fiducia nell'avvenire che divide con la giovane generazione. Essa comprende che non è nata solamente per fare dei figli, come brutalmente disse Napoleone: il cristianesimo l'ha riabilitata, l'ha innalzata sopra il trono dei cieli e l'ha messa al livello di Dio. Inchinatevi e cedetele il passo.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





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