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      Il momento giungeva per uscire dalla povertà e dalla oscurità. Gli uomini nulli che arrivano un istante a sorprendere e direi quasi a fascinare, presto o tardi sono scoverti e risospinti nelle loro proporzioni meschine. Egli vedeva questo tristo avvenire dinanzi a sé. Camminare di buona fede con i rivoluzionari era per lui periglioso: risolse servirsene di sgabello, conoscerli, venderli, rivelare tutto e salvarsi - salvarsi trascinando seco le spoglie opime: ingrassatus est et retrogradavit. Perciò gli era mestieri non compromettersi troppo, non far troppo inoltrare l'incendio per spegnerlo a tempo. Doveva dare alla sollevazione proporzioni meschine, stornare i mezzi, sedurre i capi, dirigere tutto di traverso, tutto dominare. Ed egli improntò di languore e di diffidenza il movimento: gli inoculò l'impotenza e l'infecondità, volgendolo verso una strada falsa e senza uscita: gli fece perdere l'opportunità; lo stornò dai propositi vigorosi e nobili di finirla compiutamente con un governo scellerato. Risospinti nel vago, gli spiriti si temperarono sotto l'incessante e gelida doccia delle sue parole; e ne seguì quel certo che di lento e d'indeciso, e quella specie di trepidazione che fece aggiornare la manifestazione del 12 gennaio 1848 convenuta con i siciliani. Però se il Bozzelli aveva consunto il vigore dovunque aveva messo il suo dito, restava ancora, restava in piedi una classe indisciplinabile ed indomita che pensava da sé, e da sé agiva,
      secondo che un impulso interiore la determinava.


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La rivoluzione di Napoli nel 1848
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
pagine 212

   





Bozzelli